1987 e venne il momento del "PC-HOME"

Ricordo quel periodo in cui lo "standard" per i personal computer d'uso professionale, l'MS-DOS, stava lentamente migrando verso più potenti sistemi operativi (tra i quali OS/2);
era il 1987 , anno che ricordo con piacere perché la Commodore presentò il PC-I e la Olivetti ci provò (infelicemente) con il PC1 dal compatto e riuscito design ma debole sullo scacchiere prestazionale in confronto ad altri Big-Brand come ad esempio Apple che al Comdex di Atlanta ci stupiva presentando il bellissimo  "AppleFax Modem", "DynaFile" e "SoftPc" debuttando platealmente e a gamba tesa con perfette emulazioni MS-DOS via software.



Insomma, qualcosa stava cambiando e una rivoluzione inarrestabile si stava avviando tra le news e nei fatti.
I PC per uso impegnativo adottavano ormai microprocessori più potenti dei classici 8088 ed 8086.
Il software di sistema e gli applicativi in MS-DOS rimanevano però la sorgente più vasta esistente per l'uso del personal in ogni campo.
Arrivò quindi il momento in cui si poteva attingere a questa fonte inesauribile con macchine veramente economiche, intorno al milione delle vecchie lire, che iniziavano ad entrare in distribuzione quell'anno in cui Atari 520 e Amiga 500 svolgevano ancora  egregiamente il loro compito fornendo all'utente caratteristiche grafiche e sonore di estrema qualità che difficilmente potevano far pensare che un nemico molto potente e concorrenziale stava attraversando i continenti sullo stile della "lunga marcia" di Mao.

Inesorabile, però,  giunse l'ora del PC COMPATIBILE acquistabile da tutti, come un oggetto di normale consumo. Alcune grosse Case, specialiste di automazione d'ufficio, IBM in testa, per motivi commerciali e di margini economici, ed anche per strategia verso il futuro, scappavano da questo mercato e si indirizzavano verso gli `AT` con processore 80286 o 80386.
Altre, in particolare le più diffuse come marchi di computer domestici o, più semplicemente, di oggetti elettronici `consumer` , si gettavano a capofitto nella mischia creando l'humus adatto alla crescita esponenziale di quel nuovo fenomeno tecnologico.
Quindi si andava formando un settore nuovo, quello PC-HOME, che univa la compatibilità dello standard dei personal d'ufficio con possibilità d'uso in casa, sia per lavoro,  sia per intrattenimento,  gioco o scopo didattico.

Un fenomeno di Pc che non conobbe arresto ne rallentamenti, non tanto per le loro caratteristiche tecniche, quanto per il loro prezzo che le poneva inequivocabilmente sul podio del vincitore.
Lo studente, le piccole imprese, le scuole, tutti quelli che, per un motivo o per un altro disponevano di budget limitati volevano sistemi compatibili con lo standard di mercato e quindi dovevano accontentarsi del più economico "compatibile cinese" rinunciando spesso a qualsiasi forma di garanzia e di assistenza.



Personalmente questa rivoluzione tecnologica/culturale in quel particolare periodo non attirò più di tanto la mia attenzione o interesse perché ero troppo concentrato a gestire la mia rabbia crescente nel vedere le varie riviste di settore dedicare sempre piú spazio all'Amiga 500 a discapito dell'amato C-64/128 (gradualmente e lentamente ...ma evidente) che ritenevo praticamente un'immortale evergreen. Stà di fatto però che il fronte Commodore/Atari diede un bel filo da torcere al fenomeno dei PC-HOME perché non c'era ancora sovrapposizione nell'utilizzo di questi computer.

I computer home-office (AMIGA e ATARI) erano infatti specializzati nella grafica e nel suono, pur non disponendo di grosse aperture verso il mondo esterno, mentre i vari PC-HOME disponevano di molto SW gestionale, di molta disponibilità di memoria  (sia di massa che in linea) ed erano facilmente interfacciabili con l'esterno (si pensi al numero di periferiche direttamente collegabili con i vari PC-HOME) .

Era affascinante vedere Amiga e Atari resistere a quell'onda d'urto e noi tutti, naturalmente, facevamo il tifo per loro !